Non sono ancora le 11 del mattino e noi siamo già lí, a Narva, silenziosi meditiamo su quella stretta linea di confine tra Estonia e Russia che ha le sembianze di un fiume ma che avvicinandosi diventa una frontiera vera e propria... Caselli verdi, reti, uomini in divisa, la sbarra che si alza e si abbassa: un copione visto e vissuto già altre volte, ma che qua ha il gusto un po' amaro di una linea non valicabile.
Senza visto in Russia non si entra. Inutile presentarsi comunque al casello sperando in un permesso d' ingresso di poche ore... Niente timbro sul passaporto, i doganieri russi non fanno regali ma solo multe.
Senza visto in Russia non si entra. Inutile presentarsi comunque al casello sperando in un permesso d' ingresso di poche ore... Niente timbro sul passaporto, i doganieri russi non fanno regali ma solo multe.
Avevamo deciso insieme di non fare il visto. Non volevamo togliere tempo prezioso alle Repubbliche Baltiche né trasformarle in una meta secondaria...
Eppure, da quando ci siamo imbattuti nei primi segnali stradali con la scritta Peterburg, il cuore ha avuto un sussulto e i pensieri si sono tutti concentrati su quella stretta linea di confine che da Narva porta in suolo sovietico... Fa effetto anche leggere il numero dei chilometri che mancano a San Pietroburgo: 182. Un numero che a Narva si assottiglia ancora fino a 152. Di fronte ai 4700 percorsi per arrivare a questo punto del viaggio diventano un'inezia...
Non é la voglia di vedere San Pietroburgo a prenderci, anzi non ci va di immergerci in una grande città, bensì il desiderio di passare dall'altra parte per curiosare un po' e vedere cosa c'è oltre quella linea blindata...
É così che comincia il rimpianto: per non aver ragionato fino in fondo con la nostra testa e aver seguito un consiglio sbagliato, per non aver speso comunque quegli 80 € a testa quando ancora eravamo in tempo, ma soprattutto per non aver previsto che vedere quella linea di confine davanti a noi ci avrebbe messo voglia di vedere cosa c'è dall'altra parte... Ecco, se avessimo riflettuto meglio, forse avremmo previsto questa sensazione di incompiuto che ci assale ora che di là non possiamo passare...
Riprendiamo la strada in silenzio. Ogni tanto uno dei due alza la mentoniera del casco e ripete all'altro uno due tre mannaggia... La ciliegina sulla torta é una signora sui cinquant'anni che in un parcheggio si avvicina per chiacchierare e commentare la nostra targa... É proprio di San Pietroburgo e ci dice entusiasta di andarci perché é quiet, fine and near... Grrrrr!
Poi però l'attenzione torna ai luoghi che stiamo attraversando, a come in poche decine di chilometri siano mutate le atmosfere, le aree di sosta, i distributori di benzina, i centri commerciali, e realizziamo che anche se geograficamente le aree attraversate appartengono all'Estonia qua la gente parla russo e i costumi sono diversi da quelli visti finora... Ci fermiamo su una delle loro spiagge lungo l'esteso lago Peipsi e ci guardiamo meglio attorno, poi una lunga chiacchierata con il proprietario della nostra guesthouse a Nina che ci spiega che i russi mangiano presto...
Mmmm meglio muoversi che qua dopo le 18 non si mangia più!
Eppure, da quando ci siamo imbattuti nei primi segnali stradali con la scritta Peterburg, il cuore ha avuto un sussulto e i pensieri si sono tutti concentrati su quella stretta linea di confine che da Narva porta in suolo sovietico... Fa effetto anche leggere il numero dei chilometri che mancano a San Pietroburgo: 182. Un numero che a Narva si assottiglia ancora fino a 152. Di fronte ai 4700 percorsi per arrivare a questo punto del viaggio diventano un'inezia...
Non é la voglia di vedere San Pietroburgo a prenderci, anzi non ci va di immergerci in una grande città, bensì il desiderio di passare dall'altra parte per curiosare un po' e vedere cosa c'è oltre quella linea blindata...
É così che comincia il rimpianto: per non aver ragionato fino in fondo con la nostra testa e aver seguito un consiglio sbagliato, per non aver speso comunque quegli 80 € a testa quando ancora eravamo in tempo, ma soprattutto per non aver previsto che vedere quella linea di confine davanti a noi ci avrebbe messo voglia di vedere cosa c'è dall'altra parte... Ecco, se avessimo riflettuto meglio, forse avremmo previsto questa sensazione di incompiuto che ci assale ora che di là non possiamo passare...
Riprendiamo la strada in silenzio. Ogni tanto uno dei due alza la mentoniera del casco e ripete all'altro uno due tre mannaggia... La ciliegina sulla torta é una signora sui cinquant'anni che in un parcheggio si avvicina per chiacchierare e commentare la nostra targa... É proprio di San Pietroburgo e ci dice entusiasta di andarci perché é quiet, fine and near... Grrrrr!
Poi però l'attenzione torna ai luoghi che stiamo attraversando, a come in poche decine di chilometri siano mutate le atmosfere, le aree di sosta, i distributori di benzina, i centri commerciali, e realizziamo che anche se geograficamente le aree attraversate appartengono all'Estonia qua la gente parla russo e i costumi sono diversi da quelli visti finora... Ci fermiamo su una delle loro spiagge lungo l'esteso lago Peipsi e ci guardiamo meglio attorno, poi una lunga chiacchierata con il proprietario della nostra guesthouse a Nina che ci spiega che i russi mangiano presto...
Mmmm meglio muoversi che qua dopo le 18 non si mangia più!