Questo viaggio è nato all‘ultimo minuto, concepito frettolosamente e senza gestazione alcuna. Una situazione che si è definita all'improvviso, sebbene in maniera dolorosa, ci ha resi di nuovo padroni del nostro tempo consentendoci di partire, con l’unico obiettivo di spegnere i cattivi pensieri e rilassarci un pò.
Così ci imbarchiamo da Ancona per la Grecia senza neppure rendercene conto: nessuna coda al porto, la pancia della nave delle Minoan Lines che ci accoglie quieta insieme ad altre moto. In un attimo siamo in cabina, rilassati e pronti per una nuova intensa avventura.
Siamo insieme, con Olivia carica e la spensieratezza che pian piano prende il sopravvento sui cattivi pensieri e le preoccupazioni di questa fase della vita... E' questa per noi la magia della moto: noi tre insieme ed il mondo attorno da scoprire, senza particolari esigenze, senza scadenze o impegni inderogabili.
Il telefonino aziendale riemerge dal fondo del borsello e chiede il codice puk che non ho dietro: non so bene cosa sia accaduto, ma in un attimo decido di "rischiare" un richiamo anzicchè fornire all'ufficio il mio numero privato... In fondo il mio contratto non prevede alcuna reperibilità! E la Grecia è lì che ci aspetta, con la nostra moto e il desiderio di nuove scoperte.
Le previsioni del tempo non sono per niente buone ma abbiamo deciso di partire comunque, non avendo la possibilità di spostare le ferie.Sbarchiamo ad Igoumenitsa in tarda mattinata con il cielo denso di nuvole nere e il desiderio di un caffè.
Imbocchiamo la stradina costiera che passa per Sivota e Parga.
Così ci imbarchiamo da Ancona per la Grecia senza neppure rendercene conto: nessuna coda al porto, la pancia della nave delle Minoan Lines che ci accoglie quieta insieme ad altre moto. In un attimo siamo in cabina, rilassati e pronti per una nuova intensa avventura.
Siamo insieme, con Olivia carica e la spensieratezza che pian piano prende il sopravvento sui cattivi pensieri e le preoccupazioni di questa fase della vita... E' questa per noi la magia della moto: noi tre insieme ed il mondo attorno da scoprire, senza particolari esigenze, senza scadenze o impegni inderogabili.
Il telefonino aziendale riemerge dal fondo del borsello e chiede il codice puk che non ho dietro: non so bene cosa sia accaduto, ma in un attimo decido di "rischiare" un richiamo anzicchè fornire all'ufficio il mio numero privato... In fondo il mio contratto non prevede alcuna reperibilità! E la Grecia è lì che ci aspetta, con la nostra moto e il desiderio di nuove scoperte.
Le previsioni del tempo non sono per niente buone ma abbiamo deciso di partire comunque, non avendo la possibilità di spostare le ferie.Sbarchiamo ad Igoumenitsa in tarda mattinata con il cielo denso di nuvole nere e il desiderio di un caffè.
Imbocchiamo la stradina costiera che passa per Sivota e Parga.
Qualche ora dopo prendiamo una stanza per la notte a Nydri: lasciamo le nostre cose e, con l'antipioggia ancora addosso, decidiamo di percorrere la strada tutte curve che porta al faro che si trova sulla punta dell'isola di Lefkada... Spunta un timido sole, man mano che proseguiamo sulla strada pressocchè deserta il cielo da grigio si fa sempre più azzurro e i nostri occhi si riempiono di meraviglia di fronte a paesaggi marini incredibimente suggestivi.
Incontriamo numerose greggi di pecore e capre, ulivi secolari e fioriture generose e colorate... La strada si arrampica e le curve sembrano cullarci insieme all' "odore del mare", un misto di iodio ed erbe selvatiche... Distinguiamo origano e finocchio selvatico ai margini della strada, ma c'è di più e il profumo che ci avvolge è davvero piacevole ed inebriante. Ci accompagnerà per l’intero viaggio, in alcuni tratti lasciando il passo all’intenso aroma degli aranci in fiore.
E' il sabato santo ma in giro non c'è nessuno, forse la gente è stata scoraggiata dal cattivo tempo.
Incontriamo numerose greggi di pecore e capre, ulivi secolari e fioriture generose e colorate... La strada si arrampica e le curve sembrano cullarci insieme all' "odore del mare", un misto di iodio ed erbe selvatiche... Distinguiamo origano e finocchio selvatico ai margini della strada, ma c'è di più e il profumo che ci avvolge è davvero piacevole ed inebriante. Ci accompagnerà per l’intero viaggio, in alcuni tratti lasciando il passo all’intenso aroma degli aranci in fiore.
E' il sabato santo ma in giro non c'è nessuno, forse la gente è stata scoraggiata dal cattivo tempo.
Nel tornare a Nydri ci perdiamo lungo stradine di campagna, in mezzo a straordinari alberi di ulivo e fioriture gialle e rosa... Ad un certo punto la strada, già a tratti sterrata, si interrompe e diventa fiume, costringendoci a ricalcolare la rotta. E’ già buio quando torniamo al nostro campo base; siamo talmente stanchi che decidiamo di fermarci direttamente per la cena e così -senza nemmeno farci la doccia- sostiamo in una taverna che proprio oggi incomincia la stagione: agnello arrosto, un'abbondante insalata verde, qualche bruschetta alle olive e una buona birra locale (Fix, da non confondere con la meno buona Zeus) rendono la nostra testa particolarmente leggera. Prima di tornare in albergo acquistiamo un dolce in una locale pasticceria molto fornita.
Stiamo per addormentarci quando sobbalziamo a causa di un acuto che dà il via alla veglia pasquale ortodossa… Ci accorgiamo allora che la nostra stanza è praticamente attaccata alla cattedrale e che proprio di fronte al nostro balcone c’è un altoparlante dal quale fuoriesce a tutto volume una litania che si rivelerà interminabile e sfiancante… Cerchiamo di riderci su, la divulghiamo via What up ad alcuni amici con cui siamo in contatto, ma le “voci” che predicano si moltiplicano, il volume aumenta e presto cominciano anche i “botti” manco fosse Capodanno! In strada la gente è tanta e reca in mano delle candele accese.
L’indomani, docciati ma non riposati, riprendiamo la strada in direzione di Messolongi passando per la foce dell‘Acheronte, non prima però di aver condiviso con la nostra padrona di casa un assaggio dei tipici dolci pasquali e qualche sorriso. I nostri ospiti sono indaffaratissimi a cucinare un gigantesco agnello allo spiedo: a vederlo girare così infilzato fa un po’ impressione, ma l’odore che emana è davvero stuzzicante.
L’indomani, docciati ma non riposati, riprendiamo la strada in direzione di Messolongi passando per la foce dell‘Acheronte, non prima però di aver condiviso con la nostra padrona di casa un assaggio dei tipici dolci pasquali e qualche sorriso. I nostri ospiti sono indaffaratissimi a cucinare un gigantesco agnello allo spiedo: a vederlo girare così infilzato fa un po’ impressione, ma l’odore che emana è davvero stuzzicante.
Durante la mattinata l’odore dello spiedo ci accompagna ovunque; nei paesi più piccoli addirittura ci sono delle postazioni per arrostire in piazza e riesco a contare fino a sette vittime insieme!
Lungo la strada incontriamo però anche numerose pecore ancora vive, che ribatteziamo “i sopravvisuti” e che ci costringono più di una volta a fermarci… Sembrano incustodite, non ci sono né pastori né cani, e sono anche piuttosto socievoli.Ci fermiamo prima sul lungomare e poi su una laguna abitata da aironi e garzette. Attorno generose e profumate fioriture, ma la luce è piatta e uniforme. Facciamo una passeggiata a piedi fino alla spiaggia per godere un pochino della pace del luogo. Ci fermiamo anche in prossimità di una fortezza che però è chiusa.
Lungo la strada incontriamo però anche numerose pecore ancora vive, che ribatteziamo “i sopravvisuti” e che ci costringono più di una volta a fermarci… Sembrano incustodite, non ci sono né pastori né cani, e sono anche piuttosto socievoli.Ci fermiamo prima sul lungomare e poi su una laguna abitata da aironi e garzette. Attorno generose e profumate fioriture, ma la luce è piatta e uniforme. Facciamo una passeggiata a piedi fino alla spiaggia per godere un pochino della pace del luogo. Ci fermiamo anche in prossimità di una fortezza che però è chiusa.
Proseguendo la strada sembra di montagna ma volge sempre lo sguardo al mare, così -tra una curva e l’altra- ci imbattiamo in panorami marini davvero incantevoli: promontori, calette bianche, rocce ora rosso ocra ed ora invece chiare come la luna. In giro non c’è nessuno, sono tutti a casa per il generoso pranzo pasquale, e impieghiamo poco a capire che oggi resteremo senza mangiare! Abbiamo con noi solo una banana ammaccata, residuata dal viaggio in nave, e mandarla giù con le narici ancora impregnate di agnello arrosto non è certo il massimo!
Sono circa le tre quando finalmente troviamo un localetto aperto, ma nonostante la scritta in inglese ”Food served all day”, l’unica cosa che ci propone sono due miseri toasts! Siamo ad Astakos, seduti proprio di fronte al mare; l’atmosfera è quieta e rilassata e a rallegrarci arriva una vivace cagnolina di razza “melinda” di nome Irma, di proprietà dei nostri vicini di tavolo, probabilmente una coppia gay, entrambi fumatori accaniti.
Sono circa le tre quando finalmente troviamo un localetto aperto, ma nonostante la scritta in inglese ”Food served all day”, l’unica cosa che ci propone sono due miseri toasts! Siamo ad Astakos, seduti proprio di fronte al mare; l’atmosfera è quieta e rilassata e a rallegrarci arriva una vivace cagnolina di razza “melinda” di nome Irma, di proprietà dei nostri vicini di tavolo, probabilmente una coppia gay, entrambi fumatori accaniti.
Ripresa la strada imbocchiamo uno sterrato suggerito da Paolo Ciapassoni in un recente servizio di Mototurismo: conduce alla foce dell’Acheronte ed è un luogo selvaggio e suggestivo, nonostante sia presidiato da cani, maiali e zanzare. Siamo a fine aprile e dunque la maggior parte degli uccelli venuti qui a svernare sono già ripartiti, tuttavia il luogo è colmo di aironi, garzette e cavalieri d’Italia. Ci sono anche delle graziose rondini dal becco color porpora e nel cielo vediamo volare alti rapaci e cicogne.
Andrea ed io amiamo molto questo genere di posti, ci piacciono perché nel loro essere apparentemente desolati brulicano di vita… Ci piace perfino il cattivo odore delle acque che stagnano e così forniscono cibo a numerose creature, molte delle quali a noi non visibili. E’ su queste acque calme e piatte che spesso il sole crea magici giochi di luce, dando loro preziose sfumature striate.
Andrea ed io amiamo molto questo genere di posti, ci piacciono perché nel loro essere apparentemente desolati brulicano di vita… Ci piace perfino il cattivo odore delle acque che stagnano e così forniscono cibo a numerose creature, molte delle quali a noi non visibili. E’ su queste acque calme e piatte che spesso il sole crea magici giochi di luce, dando loro preziose sfumature striate.
Giunti al termine della strada, dopo essere stati inseguiti da un branco di cinque cani e dopo aver incontrato un esteso allevamento di maiali allo stato brado, ci fermiamo per delle foto e vediamo un uomo in motorino venirci incontro: qualche convenevole, qualche suggerimento e spiegazione sul luogo (c‘è un allevamento dove si produce prevalentemente muggine), l’invito a bere con lui ed i suoi amici una tazza di caffè appena fatto e, incantati dal cinguettio gioioso delle rondini, presa confidenza con altri cani un tantinello meno aggressivi, ci incamminiamo a piedi lungo la spiaggia per stordirci un po’ al sole e tentare di immortalare con la macchina fotografica la magica atmosfera di questo luogo. Ci sono anche delle dune di sabbia e lo sguardo può spaziare verso un orizzonte molto lontano. Peccato sia piuttosto tardi, con questa luce sarebbe davvero bello passeggiare sulla laguna, da un lato la quieta laguna e dall’altro il mare un po’ agitato.
Ripresa la via principale dopo aver di nuovo affrontato il branco di cani dell’andata, proseguiamo verso Messolongi e qui, dopo aver assistito ad un bellissimo tramonto sulla laguna, prendiamo una stanza all’hotel Filoxenia, l‘unico aperto. Lungo la strada abbiamo trovato una grossa pasticceria/gelateria aperta e, per evitare di restare di nuovo digiuni, abbiamo fatto scorta di tsouréki, un dolce di pasta brioche aromatizzato al ciliegio e lentisco, tipico di Pasqua. In realtà il ristorante dell’hotel è aperto e così i dolci ce li godiamo l’indomani a colazione e poi strada facendo nei giorni a venire.
Ripartiti da Messolongi ci dirigiamo verso il Peloponneso.
Un tremendo vento non ci fa godere a pieno la traversata del ponte di Patrasso, ma si sa che il vento serve anche a spazzar via le nuvole e noi abbiamo tanta voglia di un po’ di sole, grande assente in questo nostro viaggio in terra ellenica. Becchiamo acqua lungo il tratto autostradale in direzione Atene: una strada ad una sola corsia, dove si viaggia però anche sulla corsia d’emergenza, appiccicati ed al limite della sicurezza, seguendo il flusso delle macchine che è spesso rallentato dal traffico intenso dovuto al rientro pasquale in città. Un inferno che dura un paio d’ore.
Un tremendo vento non ci fa godere a pieno la traversata del ponte di Patrasso, ma si sa che il vento serve anche a spazzar via le nuvole e noi abbiamo tanta voglia di un po’ di sole, grande assente in questo nostro viaggio in terra ellenica. Becchiamo acqua lungo il tratto autostradale in direzione Atene: una strada ad una sola corsia, dove si viaggia però anche sulla corsia d’emergenza, appiccicati ed al limite della sicurezza, seguendo il flusso delle macchine che è spesso rallentato dal traffico intenso dovuto al rientro pasquale in città. Un inferno che dura un paio d’ore.
Dopo un pic nic sulla spiaggia di Epidauro, verso le 15 siamo alla zimmer prenotata la sera prima via internet a Nafplio.
La stanza è molto confortevole e spaziosa, ha il parcheggio privato per Olivia, ma è un pochino distante dal centro e dunque siamo costretti a riprendere la moto.
La città ci accoglie in un’atmosfera festosa: c’è parecchia gente, i vicoli e i locali brulicano di presenze. Purtroppo la luce è piatta: cielo e mare si confondono all’orizzonte in un’unica triste tonalità di grigio. Ci godiamo la cittadina, entriamo in qualche negozio ma non acquistiamo nulla perché non c’è niente di particolare che cattura la nostra attenzione ed inoltre i prezzi ci sembrano piuttosto alti per le cineserie proposte. Mi fermo da un artigiano del cuoio incuriosita dal fatto che produce sandali anche della mia misura (43) ma non c’è grande scelta di modelli e dunque non acquisto nulla.
La stanza è molto confortevole e spaziosa, ha il parcheggio privato per Olivia, ma è un pochino distante dal centro e dunque siamo costretti a riprendere la moto.
La città ci accoglie in un’atmosfera festosa: c’è parecchia gente, i vicoli e i locali brulicano di presenze. Purtroppo la luce è piatta: cielo e mare si confondono all’orizzonte in un’unica triste tonalità di grigio. Ci godiamo la cittadina, entriamo in qualche negozio ma non acquistiamo nulla perché non c’è niente di particolare che cattura la nostra attenzione ed inoltre i prezzi ci sembrano piuttosto alti per le cineserie proposte. Mi fermo da un artigiano del cuoio incuriosita dal fatto che produce sandali anche della mia misura (43) ma non c’è grande scelta di modelli e dunque non acquisto nulla.
La sera seguiamo i consigli della Lonely Planet e ci regaliamo una gustosa cena in un ristorantino tipico del centro rimanendo abbastanza soddisfatti.
L’indomani ci svegliamo con servizio in camera e 27 gradi di temperatura: un altro mondo rispetto ai giorni scorsi. Così riponiamo le maglie di lana e i guanti e apriamo le prese d’aria delle giacche da moto. Ci attendono strade molto suggestive, con curve in grado di far venire il mal di mare anche a chi viaggia in moto, montagne profumate e spiagge deserte. Il sole c’è ma è un po’ ovattato e questo toglie al mio sguardo fotografico un po’ di piacere nel catturare immagini e panorami.
Arriviamo a Monemvasìa nel primo pomeriggio e ci lasciamo catturare dalla magia di questo paesino che qualcuno ha ribattezzato “la Mont Saint Michel della Grecia”. In greco Monemvasìa significa “unico ingresso” e difatti quest’isola, collegata alla terra ferma da un ponte, è accessibile da un solo punto. Il borgo medievale si svela all’improvviso, oltrepassata una piccola galleria di roccia non accessibile con il proprio mezzo ma soltanto a piedi.
Fa piuttosto caldo.
Consumato il nostro pranzo a sacco a base di pomodori succosi e formaggio di capra, ci dedichiamo alla scoperta di questo posticino delizioso. Scopro una bottega artigiana che produce gioielli in argento ed in bronzo tipici greci e ne esco dopo aver acquistato tre paia di orecchini con il portafoglio parecchio alleggerito ma l’approvazione di Andrea che, come me, ha trovato i gioielli della signora davvero raffinati e particolari.
Percorriamo il periplo delle mura fin dove una fune impedisce il passaggio, forse a causa di un crollo dovuto ai recenti terremoti che hanno colpito la Grecia, obbligandoci a fare dietro front. Scatto a più non posso tra gli antichi vicoli, i gatti sornioni, le fioriture di margherite e le anfore che ornano balconi e facciate delle case dalle tinte pastello che sembrano appese alla erta montagna color ocra.
Arriviamo a Monemvasìa nel primo pomeriggio e ci lasciamo catturare dalla magia di questo paesino che qualcuno ha ribattezzato “la Mont Saint Michel della Grecia”. In greco Monemvasìa significa “unico ingresso” e difatti quest’isola, collegata alla terra ferma da un ponte, è accessibile da un solo punto. Il borgo medievale si svela all’improvviso, oltrepassata una piccola galleria di roccia non accessibile con il proprio mezzo ma soltanto a piedi.
Fa piuttosto caldo.
Consumato il nostro pranzo a sacco a base di pomodori succosi e formaggio di capra, ci dedichiamo alla scoperta di questo posticino delizioso. Scopro una bottega artigiana che produce gioielli in argento ed in bronzo tipici greci e ne esco dopo aver acquistato tre paia di orecchini con il portafoglio parecchio alleggerito ma l’approvazione di Andrea che, come me, ha trovato i gioielli della signora davvero raffinati e particolari.
Percorriamo il periplo delle mura fin dove una fune impedisce il passaggio, forse a causa di un crollo dovuto ai recenti terremoti che hanno colpito la Grecia, obbligandoci a fare dietro front. Scatto a più non posso tra gli antichi vicoli, i gatti sornioni, le fioriture di margherite e le anfore che ornano balconi e facciate delle case dalle tinte pastello che sembrano appese alla erta montagna color ocra.
La tentazione di fermarci per la notte, magari sulla più economica terra ferma, a Gefyra, è forte, tuttavia decidiamo ci avvantaggiarci un po’ e fare un altro centinaio di chilometri. Così riprendiamo Olivia e, tra curve e panorami marini molto suggestivi, approdiamo a Githia, dove ci sistemiamo in una stanza sul porto dalla cui finestra si vede solo il mare salvo affacciarsi al balcone che dà appunto sul porto e sul vicino faro. Il nostro hotel ha anche un ristorante affacciato sul molo e così ci godiamo una gustosa cena di pesce in riva al mare ed una lunga chiacchierata con il ristoratore e la dolce e materna proprietaria dell‘albergo. Ci sono numerosi tentacoli di polpo appesi ad asciugare.
L’indomani esploriamo la aspra regione del Mani, che occupa la penisola centrale del Peloponneso meridionale, con le case di pietra e le alte torri. La prima pausa la facciamo nel paesino di Flomohori: parcheggiamo la moto davanti alla chiesa sulla bella piazza e, dopo aver esplorato i vicoli, ci fermiamo al bar dove sono seduti “quelli del posto” per gustare anche noi il tipico caffè freddo greco, una sorta di frappè servito in bicchieroni lunghi e affusolati. Ci sono ben 30 gradi e la vita del paesino scorre lenta e quieta davanti a noi. La signora del bar, che poi è il piano terra di una casa, si dà un gran da fare e con la sua voce da cartone animato accontenta tutti, anche un vecchietto che si ferma, dà un colpo di clacson e la attende arrivare con un pacchetto contenente sicuramente una generosa merenda… E brava la signora, la sua casa è anche mac drive! Anche a noi dedica parecchia curiosità ed attenzione: è una donna anziana, vestita di nero, piccola ed agile, dai tipici lineamenti greci, molto poco attraente ma simpatica.
Proseguiamo lungo la bella strada di montagna e, tra una sosta foto e l’altra, planiamo leggeri a Gerolimenas: il cielo si è annuvolato e il mare è piuttosto agitato. Di fronte a noi si svela una piccola baia di ciottoli bianchi con le onde che fragorose si rompono a riva: ne resto rapita, ha un’atmosfera particolare e quando si illumina per un raggio di sole che fa capolino tra le nuvole diventa addirittura magica.
Ci fermiamo a mangiare polipo arrosto all’aperto in una taverna che dà proprio su quella spiaggia, così da poterla ammirare a lungo in tutte le sfumature di luce che assume via via a seconda degli umori del cielo capriccioso che la sovrasta. Il vento forte fa sì che non piova, ed ogni tanto gli schizzi delle onde arrivano fino a noi.
Ci fermiamo a mangiare polipo arrosto all’aperto in una taverna che dà proprio su quella spiaggia, così da poterla ammirare a lungo in tutte le sfumature di luce che assume via via a seconda degli umori del cielo capriccioso che la sovrasta. Il vento forte fa sì che non piova, ed ogni tanto gli schizzi delle onde arrivano fino a noi.
Purtroppo quando riprendiamo la strada il tempo peggiora parecchio. Riusciamo comunque a visitare qualche altro paesino dalle tipiche case di pietra e ad arrivare a Kalamata senza prendere acqua. Qui, mentre ci rechiamo in albergo, ci coglie una tempesta di sabbia, ma oramai siamo al sicuro. Quando scenderemo per andare a cena troveremo Olivia a chiazze a causa della pioggia rossa caduta nel frattempo. Ci godiamo un’ottima pizza, dall’impasto soffice e leggero, e sprofondiamo in un sonno ristoratore.
Abbiamo a disposizione altri due giorni: vorremmo dedicarli alle montagne circostanti e ai villaggi caratteristici che le abitano, tuttavia le previsioni del tempo sono davvero pessime e questo ci impone una inversione di rotta. Così l’indomani, col cielo incerto, puntiamo a Delphi che da Kalamata dista 360 chilometri. Il primo tratto è di autostrada e dunque si rivela piuttosto veloce; dopo una lunga pausa pranzo a Tiva, arriviamo a Delphi nel pomeriggio attraverso una tortuosa e bellissima strada di montagna che sfiora i mille metri di altitudine. E difatti fa piuttosto freddo!
Giunti in questo luogo incredibilmente turistico, respiriamo per la prima volta la famigerata crisi greca: albergatori, commercianti, ristoratori sono assillanti, ognuno cerca di proporti il proprio locale od i propri prodotti con fastidiosa insistenza. I turisti in giro difatti non sono molti.
Ci lasciamo accalappiare da un signora che ci propone una panoramicissima stanza nel suo hotel a gestione familiare: abbiamo un bellissimo balcone che guarda il mare dall’alto attraverso la valle tempestata di ulivi e attraversata da una ripida parete di roccia. Restiamo stregati da questa immagine e la contempliamo a lungo prima di uscire alla scoperta del paese. A dire il vero per il resto Delphi non è un granchè, è troppo turistica per piacerci. Arriviamo a piedi fino alla zona archeologica, decisi ad attaccarla di primo mattino anticipando i gruppi organizzati sputati fuori dai grossi pulman granturismo che arrivando in città abbiamo incontrato numerosi.
Così, dopo una gustosa cenetta tipica in una taverna del posto, ancora una volta a base di agnello, andiamo a nanna con la sveglia alle 6.45. La levataccia ci premierà, in quanto ci consentirà di visitare l’antica Delphi in completa solitudine, passeggiando tra le splendide rovine in compagnia solo di gatti e di qualche insetto. Con soddisfazione vediamo i pulman scaricare turisti di ogni età mentre noi lasciamo il sito archeologico.
Ci lasciamo accalappiare da un signora che ci propone una panoramicissima stanza nel suo hotel a gestione familiare: abbiamo un bellissimo balcone che guarda il mare dall’alto attraverso la valle tempestata di ulivi e attraversata da una ripida parete di roccia. Restiamo stregati da questa immagine e la contempliamo a lungo prima di uscire alla scoperta del paese. A dire il vero per il resto Delphi non è un granchè, è troppo turistica per piacerci. Arriviamo a piedi fino alla zona archeologica, decisi ad attaccarla di primo mattino anticipando i gruppi organizzati sputati fuori dai grossi pulman granturismo che arrivando in città abbiamo incontrato numerosi.
Così, dopo una gustosa cenetta tipica in una taverna del posto, ancora una volta a base di agnello, andiamo a nanna con la sveglia alle 6.45. La levataccia ci premierà, in quanto ci consentirà di visitare l’antica Delphi in completa solitudine, passeggiando tra le splendide rovine in compagnia solo di gatti e di qualche insetto. Con soddisfazione vediamo i pulman scaricare turisti di ogni età mentre noi lasciamo il sito archeologico.
Dopo esserci rinfrescati in albergo, verso le 10 riprendiamo la strada. Abbiamo 360 chilometri per arrivare ad Igoumenitsa, dove alle 23:59 dobbiamo imbarcarci per fare rientro a casa. Ancora una volta le previsioni meteo sono pessime, tuttavia riusciamo a prendere pochissima acqua e a goderci anche la nostra ultima giornata in Grecia.
Ci fermiamo a pranzo in una bettola sul mare ad Anphiloia, dove assaggiamo gustose specialità locali. Un buon caffè e attraversiamo il tunnel sottomarino che collega Astio a Preveza, sempre con l’antipioggia addosso.
Ci fermiamo a pranzo in una bettola sul mare ad Anphiloia, dove assaggiamo gustose specialità locali. Un buon caffè e attraversiamo il tunnel sottomarino che collega Astio a Preveza, sempre con l’antipioggia addosso.
Ad una cinquantina di chilometri da Igoumenitsa il cielo si apre e, considerato che siamo parecchio in anticipo, ci concediamo qualche divagazione lungo la strada visitando qualche paesino e fermandoci ad osservare aironi, cicogne, garzette e persino delle tartarughe. Tra una coca cola, una chiacchierata con altri biker incontrati per strada, la spesa per fare le provviste che ci serviranno per la traversata e altri diversivi, arriviamo al porto intorno alle 22.
L’impressione finale conferma quella già riportata a casa lo scorso anno, quando abbiamo visitato parte della Grecia di ritorno dalla Turchia, e cioè che sia un paese molto ospitale ed aperto, con una cultura forte. La gente è molto godereccia e poco amante delle regole, soprattutto alla guida. Si mangia bene e, soprattutto per dormire, considerata probabilmente anche l’elevata ricettività turistica, si spende poco (per una stanza doppia preventivate tra 35 e 50 euro). Inoltre è una terra perfetta da girare in moto considerata la tipologia delle strade ed il territorio molto montuoso.