Dopo un breve e veloce tratto autostradale lasciamo l’A14 all’altezza di Foggia per prendere la statale piena di buche e raggiungere i laghi di Monticchio, in provincia di Potenza. La giornata è calda e luminosa, il cielo terso ci regala bei panorami ed attorno a noi la primavera esplode rigogliosa con le sue mille profumate fioriture.
In giro c’è poca gente, qualche famigliola in assetto da pic nic ci guarda curiosa dai tavoli di cui è zeppo il bosco che si trova ai margini della strada che costeggia il lago grande ed arriva fino al piccolo. In quest’ultimo, più visibile dalla strada, spicca la bella Badia San Michele, aperta al pubblico e dalle cui finestre si riesce a “saltare” la fitta barriera della vegetazione per poter abbracciare con un unico sguardo il panorama di entrambi i laghi.
Il giardino della masseria è incantevole, ci sono piante grasse stupende e un albero di rose profumatissime cattura la mia attenzione più di ogni altra cosa.
Sono circa le 9.15 quando, all’incrocio con la Basentana, ci incontriamo con l’amico Bagnatozuppo, che ci guiderà alla scoperta della Sila e ci accompagnerà fino in Basilicata. Come promesso, si presenta all’appuntamento con un paffuto vassoio in cui sono adagiati sei golosi pasticciotti leccesi: nello stomaco c’è un posticino per uno di loro, gli altri trovano posto nella borsa frigorifero che ho portato con me apposta, ma dureranno appena una giornata.
In realtà prima di immergerci nella natura facciamo due soste tecniche: la prima alle porte del paese per vedere se, presso la stazione ferroviaria dismessa, è ancora possibile mangiare un boccone. Non è un caso che la stazione si chiami proprio “Moccone”, ma non c’è nessuno, tutto sembra abbandonato.
Rientriamo in albergo giusto il tempo di una pipì perché è già ora di cena.
Dieci chilometri ancora, poi parcheggiamo la moto e saliamo in carrozza per un’esperienza culinaria interessante ma non esaltante come pensavamo. Ci delude soprattutto il vino, piuttosto acidulo, ma nonostante stasera andiamo ad acqua ci facciamo un sacco di risate! Siamo proprio un bel trio, la nostra amicizia è autentica e solida, oramai ci conosciamo così in profondità che siamo del tutto liberi l’uno di fronte all’altro, e ci vogliamo un gran bene.
Inoltre c’è un gran fermento per la campagna elettorale in corso e le facce che ci ammiccano dai muri sono davvero inquietanti. Dalle macchine gli altoparlanti propongono i candidati a sindaco locali con slogan irripetibili!
Ci fermiamo a Diamante per vedere i suoi famosi murales, e qui facciamo conoscenza con un indiano del Bangladesh che vive in Italia da quasi trent’anni che guardando Olivia ci dice che al suo paese non ci sono “motorini” così grandi!
Le soste fotografiche sono molteplici, anche se la giornata cupa e dal cielo velato non consente foto spettacolari.
Penso che se fosse stata estate questa piazza non avrebbe avuto la stessa luce, lo stesso silenzio e la stessa luna, e ancora una volta mi dico che non c’è periodo migliore per ammirare i posti di mare delle mezze stagioni. Mi sento una privilegiata ad essere lì con Andrea e il Bazu, con le moto parcheggiate a pochi passi da noi ed il mare che sussurra piano alla luna un messaggio di pace e serenità. Non ci siamo neppure lavati e cambiati per la cena, non ce n’è stato il tempo, e non ce n’è stata la necessità: anche questa è una libertà che forse in estate non mi sarei saputa prendere.
Ripartiamo all’indomani col cielo a tratti nuvoloso.
Uno scroscio di pioggia ci prende sulla statale, a circa 90 km dall’imbocco dell’A14 Foggia, proprio mentre siamo fermi in un’area di servizio per infilarci la cerata, poi cielo cupo ma niente pioggia fino a casa, dove arriviamo che sono quasi le tre, con complessivi 1496 chilometri sotto le ruote e nel cuore.
Questi quattro giorni sono stati speciali, ci hanno lasciato un gusto dentro che assomiglia a quello dei grandi viaggi: li rumineremo piano fino alla prossima avventura che, al momento, non sappiamo ancora dove sarà.