Il titolo la dice lunga su come abbiamo dilatato la giornata, lontani dai ritrovi comuni, con la moto rimasta parcheggiata per ore, sotto ad un cielo che nonostante le nuvole ci ha cotto il viso ed ha regalato alle fioriture gialle una intensa luce…
Adagio.
Poi inforchiamo l’A25 ed usciamo a Popoli, dove imbocchiamo la SS17 in direzione l’Aquila.
La prima divagazione ce la regaliamo a Tussio: strano ma questo paese non l’ho mai visto.
Parcheggiamo le moto e lo giriamo a piedi chiacchierando. Una dolce cagnolina ci contagia con la sua voglia di giocare. Le poche persone che incontriamo per strada ci regalano un saluto cordiale e, camminando, arriviamo fino alla chiesa. Purtroppo anche qua sono ancora visibili i danni del sisma del 2009, molte case e la chiesa sono transennate e sembrano quasi abbandonate. Ma il cielo è azzurro e luminoso, la cagnetta conosciuta poco prima ci torna incontro e comincia a saltare e a rotolarsi sull’erba contagiandoci col suo buonumore…
Così indietreggiamo e ci posizioniamo in maniera tale da poterci godere la scena dell'abbeveraggio. A dire il vero dentro di me è già maturata la speranza che le bestiole si abituino a noi e mi lascino fotografare i vitellini, e così quando Mario propone di spostarci verso gli alberi tengo duro.
Consumiamo le nostre provviste allegramente. Ogni tanto il sole si spegne e ci dà un pochino di tregua. Difatti siamo in una conca, al riparo dal vento, e proprio per questo i raggi del sole si fanno sentire.
Intanto che presidia la mandria, il pastore ci spia dalla macchina... Impiegherà una buona mezzora prima di decidere di scendere e di avvicinarsi a noi. La prima cosa che mi dice è: "Non mi dire che ti piacciono..."; la mia risposta potete immaginarla! Gli chiedo subito se sono aggressive e lui mi rassicura dicendomi che il toro non c'è, così mi faccio strada tra le mucche e a passo lieve raggiungo anch'io la fontana. Inizio così la mia piacevole digestione tra i mucchini, con la reflex che scatta a più non posso. Sono stordita dall'odore del latte; l'aria ha un profumo meraviglioso!
Poco lontano, oltre le mucche, Andrea chiacchiera di politica e civiltà col pastore... Mario ascolta ma partecipa poco, forse ha la tipica bomba da digestione! O forse è solo dispiaciuto di non avere con sè la sua macchina fotografica!
Non posso fare a meno di pensare che quando in posti come questo non ci si ferma, ci si perde sempre qualcosa!
Dopo aver mangiato i nocci interrati col pastore ed aver scoperto che ogni mucca ed ogni vitellino ha un nome (vedeste come rispondono quando il pastore le chiama!), ci stringiamo forte la mano e riprendiamo la strada.
Lui si incammina a piedi con la mandria, lasciando la macchina a bordo strada; noi risaliamo su Olivia per fare poco più di cinquecento metri prima di fermarci di nuovo. Il disgelo ha formato un altro laghetto, e le montagne vi si specchiano dentro. Avevo provato a raggiungerlo a piedi attraverso il prato fiorito, ma ad un tratto sotto i fiori cominciava il pantano e difatti ho i piedi bagnati. Segno che i miei stivaletti TCX Airtech, dopo sei anni di onorato servizio, mi stanno dicendo addio!
Questa sosta ci regala una scena meravigliosa. Infatti una delle mucche della mandria si pianta sulla strada e comincia a muggire. Basta un attimo per rendersi conto che si è persa il suo piccolo. Evidentemente il dormiglione era talmente sprofondato tra l'erba a ronfare che non si è accorto che la siesta era finita!
La scena è da documentario: il pastore si incammina verso il mucchino, una macchiolina chiara in lontananza. La mamma non lo vede, lui non vede lei, è necessario che il nostro amico gli indichi la giusta direzione. A un tratto il mucchino comincia a correre e mamma mucca lo vede. Ridiscende vicino al lago, a passo veloce e muggendo forte va incontro al suo cucciolo, che corre sempre più veloce verso di lei... Quando si incontrano è una festa: lui saltella attorno alla madre che lo lecca. Prima di riprendere la strada lei lo porta al lago a bere, e poi insieme fanno un mezzo bagnetto rinfrescante... Io assisto rapita alla scena, perfino un pò commossa, e la mia reflex scatta a più non posso!
Poi ognuno di noi tre scende al lago e sceglie in che direzione camminare: i boys vanno da una parte, io dall'altra perchè mi piace vedere la montagna che si specchia nel lago... Raggiungiamo il secondo lago, quello che c'è tutto l'anno: i miei piedi sono sempre più bagnati, e gli stivaletti sono gialli di polline! I ranocchi in concerto squarciano il silenzio e riesco perfino a fotografarli!
Perfortuna che ho preso l'antistaminico, sennò ora sai che mal di testa...!
La strada è pulita ma di neve ce n'è ancora tanta, e man mano che saliamo a quota 2100 la temperatura scende.
Riesco a scattare qualche bella foto a Mario mentre passa tra i muri di neve e sotto il Corno Grande. Ci sono immense distese viola di crochi, ma la luce non è delle migliori.
Speriamo che il bar dell'Albergo Mussolini sia aperto, ho proprio voglia di un caffè!
E' convinto che siamo turisti di passaggio e per un pò glielo facciamo credere, così ci dispensa notizie sul posto e sui dintorni. L'equivoco però dura poco, è inevitabile che ne sappiamo parecchio più di lui! Insomma alla fine siamo noi a dargli indicazioni e suggerimenti...
Purtroppo si è fatto tardi e si è alzato un gran vento, è proprio arrivata l'ora di tornare. Adagio.
Dopo un'altra sosta fotografica, ecco il bosco. La visibilità è sempre più ridotta, se non fosse per il suo stop non riusciremmo a vedere neppure più Mario davanti a noi.
Siamo stracotti, la giornata è stata davvero intensa ed il sole ci ha stordito... Quando passiamo davanti a Lu Strego, vicino Farindola, proponiamo a Mario di cenare con gli arrosticini e il panorama, che qui sono entrambi deliziosi, ma per fortuna lui è più giudizioso di noi e dunque continuiamo verso casa.
Giornata splendida, di quelle che un forestiero di passaggio non ha l'occasione di vivere, ma che noi abruzzesi abbiamo saputo cogliere. Il segreto sta tutto nell'andare adagio.