La nostra settima volta nel Regno Unito!
La prima volta fu nel 1998; ci siamo incontrati proprio lì, nel Kent, dove entrambi eravamo per migliorare il nostro Inglese. Le altre sei volte sono state in moto, naturalmente insieme, a zonzo per Inghilterra, Scozia e Irlanda, alla scoperta di paesaggi magnifici, pieni di luce e di bellezza.
Cornovaglia e Galles le mete di quest'anno.
Abbiamo complessivi 21 giorni e tanta voglia di passeggiate tra le brughiere e di pinte di birra ale. E ci pregustiamo anche la visita di Troyes e di Dijon, cittadine francesi in cui faremo tappa durante il viaggio di trasferimento cercando di arrivare già per ora di pranzo così da avere tempo sufficiente a visitarle.
Partiamo in una domenica di esodo estivo di fine luglio. Tiriamo, nonostante qualche coda all'altezza di Bologna, fino a Chambery, passando per il tunnel del Frejus. Avevamo pianificato di fare il traforo del Monte Bianco e di dormire a Chamonix, ma man mano che saliamo lungo lo stivale controlliamo tramite telefonino le condizioni del traffico e constatiamo che il tempo d'attesa per percorrere il traforo aumenta di ora in ora, tant'è che ci convinciamo a cambiare rotta. Oramai siamo abitudinari della Torino Piacenza e del Frejus, non ci hanno mai riservato brutte sorprese, ed anche se si allunga un pochino, una trentina di chilometri in più non sono nulla rispetto alla fatica di una coda estiva.
A Chambery arriviamo alle 5:30 del pomeriggio, dopo 879 km, così che abbiamo tutto il tempo per una piacevole passeggiata e una gustosa cena al frequentatissimo ristorante indiano.
L'indomani ripartiamo di buon'ora, decisi ad arrivare presto a Troyes, deliziosa cittadina della regione Champagne-Ardenne distante 490 km.
Partiamo con l'antipioggia addosso e temperature piuttosto basse, ma quando intorno alle 2 arriviamo all'hotel prenotato da casa il tempo si è abbastanza rimesso. Siamo in pieno centro e c'è l'isola pedonale. Camminiamo a lungo ammirando le case a graticcio che caratterizzano il luogo e visitiamo la mastodontica cattedrale. La temperatura è piacevole, intorno ai 20 gradi, e facciamo merenda su una panchina con una squisita brioche all'albicocca selezionata ed acquistata in una pasticceria del centro che ne vendeva almeno otto varianti.
Cenetta in camera con una salutare insalatona fai da te perchè domani dobbiamo alzarci presto per attraversare la Manica.
Sbarchiamo dopo circa un paio d'ore a Dover, con le bianche scogliere avvolte dalla nebbia che sembrano fantasmi e la guida a sinistra!
Arrivati a Maidstone gironzoliamo per una buona mezzora alla ricerca di un B.&B. ma non troviamo nulla. Chiediamo una stanza ad un hotel ma ci spara una cifra assurda. Così -chiedendoci come facevamo quando non c'era Booking.com- sfruttiamo il wi-fi free del Mc Donald per prenotare un hotel a 65 sterline (78 euro).
Siamo contenti, nonostante la pioggia sottile, la nebbia e la guida a sinistra, perchè qua tutto ha un suo fascino, a volte squallido perchè heavy e cupo, ma comunque old e british! Perfino il lavandino con il doppio rubinetto per acqua calda (ustionante) e fredda (gelida) sembra aver senso!
Faccio notare ad Andrea che nessuno, da quando siamo sbarcati, ci ha ichiesto i documenti, nè al porto nè in albergo.
Comunque siamo arrivati, nel senso che da oggi e per molti giorni a venire tutto sarà very british! E difatti cominciano anche i primi contatti con la gente del posto; più di una persona, vedendo la moto con la targa italiana, si avvcina e comincia a chiacchierare. Ma si sa, gli inglesi sono un popolo molto friendly, abituati a viaggiare, ad esplorare, anticonformisti ed essenziali. D'ora in avanti cambia anche l'estetica della gente attorno a noi, viene meno l'apparenza e vediamo solo gente vestita comoda, donne con scarpe basse e confortevoli, senza trucco e abbellimenti.
Molti ci dicono che le spiagge italiane sono bellissime, ma noi rispondiamo che sono anche affollate e calde, mentre qua si può passeggiare respirando l'oceano.
La nostra prima giornata inglese si rivela particolarmente intensa, perchè è caratterizzata da un'alternanza di città e paesaggi marini schiaffeggiati dal vento, di strade veloci e single track roads con pecore e salite mozzafiato, di traffico e stradine quasi desolate. La mattinata ci vede a Salisbury, per la visita della sua splendida abbazia del XIII secolo, dove è conservata una delle quattro copie originali della Magna Charta, ed una passeggiata per il suo colorato e vivace centro pedonale.......
Cena a base di pesce arrosto in un locale un pò triste ma con la cucina ancora aperta (cosa rara dopo le 20:30) e via a nanna, siamo stracotti di vento e di felicità!
L'indomani, dopo la nostra prima english breakfast e qualche bella foto ai pescherecci che animano questa deliziosa cittadina costiera, riprendiamo la strada che sono già le 10:30. La mia schiena va benino per fortuna.
Purtroppo ci alziamo già che sta per piovere. Ce la prendiamo comoda per la colazione, giochiamo un pò coi cani, ma poi partiamo per fermarci poco dopo a mettere la tuta impermeabile.
Ci godiamo ogni metro di St. Michael Mount: il panorama cambia ad ogni angolo, grazie anche alla mutevolezza del cielo e della luce.
Verso le tre del pomeriggio ripartiamo e ci regaliamo dapprima un giro a piedi per il suggestivo villaggio di Mousehole e poi un giro tra le scogliere a Lands End, dal nome suggestivo ma tutt'altro che desolata in quanto rovinata dalla costruzione di un vero e proprio centro commerciale in nome del business.
Lo stesso con i paesini: meglio girarne uno e coglierne l'atmosfera, magari sorseggiando una cup of the con vista, piuttosto che dare uno sguardo qua e là a più villaggi apparentemente simili.
La serata si conclude con una seconda cena al pub di Sticker, dove ci riconoscono subito e ci accolgono con un caloroso sorriso ed una buona pinta di local ale.
L'indomani ci alziamo un pò stanchi, anche a causa della cuccia troppo piccola. Partiamo sotto la pioggia, ma nel giro di mezzora il cielo si apre e si fa sempre più limpido. Arriviamo a Trevose Head attraverso una strada privata (a pagamento per le auto ma gratuita per le moto) e qua ci arrampichiamo sulla scogliera per un buon moka coffee di fronte all'Oceano.
Gli inglesi hanno anche un gran rispetto per gli animali domestici, difatti i cani hanno accesso a pub e ristoranti, e fuori ogni negozio c'è una ciotola d'acqua per loro. Anche i nostri amici di questa sera ne hanno uno, uno splendido boxer femmina particolarmente interessato al nostro gustoso hamburger.
La birra di stasera me la segno sul quadernino: John Smith extra smooth! La conoscevo già, ma questa variante le dà davvero un gusto unico e fresco! Mi spiace per Andrea che, dovendo guidare, si è accontentato di una bevanda meno alcolica preparata dalla barista con birra leggera e limonata.
La nuova giornata si apre con una full english breakfast: uova strapazzate, bacon, frittata di patate, funghi, pomodoro arrosto, salsiccetta e -non per me ma per il Micio sì- fagioli in salsa, a detta di Andrea molto dolci.
Come al solito ripartiamo sotto l'acqua, che ci accompagna per la prima parte della giornata per poi migliorare gradualmente e lasciare il posto ad un cielo pieno di luce nel primo pomeriggio. Ci godiamo delle stradine panoramiche zeppe di pecore e di brughiere all'interno dell' Exmoor National Park.
Poichè le previsioni meteo danno un brusco peggioramento da dopodomani decidiamo di fermarci a Cardiff per due notti e di dedicare l'indomani alle Black Mountains, piccola anticipazione delle meraviglie del Galles. La scelta si rivela azzeccata perchè, anche se non troviamo un gran sole, questi luoghi desolati e selvaggi sono semplicemente spettacolari. Ci fermiamo in più punti per passeggiare a piedi lungo la strada larga poco più di un sentiero e inoltrarci tra la vegetazione tra pecore, cavalli, vento e nuvole a fare foto o semplicemente per contemplare in silenzio tanta armoniosa bellezza. Ci sono appena 14 gradi, freddi ed intensi, ma il paesaggio è magnifico. Fermarsi significa anche assistere alla lenta magica esplosione della natura, rigogliosa e piena di luci e di ombre a seconda dell'umore del cielo sovrastante.
Raccolgo a terra uno dei tanti batuffoli di pelo strappati dai cespugli ai ricchi mantelli delle pecore e lo ripongo nella tasca del mio moleskine, dove trovano posto solo i ricordi più belli e suggestivi di ogni viaggio.
Cena in camera con una salutare insalatona fai da te e passeggiata per le vie del centro prima di un lungo sonno ristoratore.
La giornata successiva è interamente a piedi per le vie di Cardiff. Usciamo con l'ombrello ma per fortuna dopo poco smette di piovere e ci possiamo dunque muovere con maggiore libertà: fare le foto da sotto l'ombrello non è nè agevole nè piacevole!
Per una volta tradiamo la nostra moka e ci gustiamo un espresso da Costa: è vero che costa, ma nei 3,10 pounds del caffè sono compresi anche il sedersi ad un tavolo dietro la vetrina e l'uso del bagno. Comunque la mia moka da viaggio è imbattibile anche in quanto a sapore, soprattutto se usata con una eccellente miscela arabica 100%.
Camminando arriviamo al mercato coperto di Cardiff, un luogo molto suggestivo e pullulante di vita. Lo visitiamo a lungo e facciamo anche qualche foto dal piano sopraelevato dove si trova una mostra di cose d'epoca. Acquistiamo dei gustosi maritozzi con l'uva passa ricoperti di zucchero e della frutta. Adoro la pasta di pane dolce, forse perchè mi ricorda di quando frequentavo le elementari e alle 10:30 suonava la campanella ad annunciare l'arrivo di Berto il panettiere, un omone rozzo e scuro che ci portava dei maritozzi caldi deliziosi per la merenda in delle grosse spaselle di legno. Ce li dava su un pezzo di carta marrone strappata con le mani da fogli grandi e noi bambini facevamo a gara a chi riusciva a mangiarne di più. Io oltre quattro non sono mai andata, ma se li avessi davanti oggi, dopo quasi quarant'anni, supererei di certo quel numero.
La giornata successiva ci vede felici a Tenby, nel Pembrokeshire, su una splendida spiaggia bianca. Siamo in Galles, e il paesaggio è diverso da quello della Cornovaglia. Ci sono spiagge bianche pullulanti di bagnanti, strade più panoramiche e con meno vegetazione ai lati, dune di sabbia ma -ahimè- anche qua ci sono tanto traffico e tantissimi turisti ovunque.
La vetta più alta è il Mount Snowdon, che raggiunge i 1085 metri di altitudine. Possono sembrare pochi, ma vi assicuro che a queste latitudini un'altezza del genere la si percepisce davvero come qualcosa di maestoso.
C'è tantissima gente. I parcheggi lungo la strada, tutti a pagamento, sono zeppi di automobili e in marcia bisogna fare molta attenzione agli escursionisti a piedi. Ci accorgiamo inoltre che, a causa della pioggia caduta, i sentieri sono pieni di fango e molto infidi.
Ci fermiamo a fare delle foto in più punti ma la giornata è davvero cupa e appiattisce molto la bellezza del luogo soprattutto perchè copre le vette e le mille sfumature dell'erica. Senza contare che ogni tanto piove.
C'è un bellissimo negozietto di artigianato in legno. Facciamo conoscenza con la proprietaria nel tentativo di spedire in Italia un mio acquisto piuttosto ingombrante che, alla fine, troverà anch'esso posto su uno dei bauletti laterali di Olivia. La signora, incinta di parecchi mesi, è un'amante delle due ruote e ci accompagna fuori per vedere Olivia, parcheggiata lungo il torrente insieme ad una sfilza di bellissimi cagnoloni.
Ci sono anche una pizzeria niente male ed una gelateria italiana che fa cialde artigianali davvero squisite.
Cena in camera con una salutare insalatona e una goduriosa bruschetta all'olio d'oliva abbrustolita con la padella in pietra e il fornellino che in via precauzionale ci siamo portati dall'Italia. Cose queste ultime che la prossima volta non porteremo con noi perchè in realtà si sono rivelate superflue, dato che volendo anche in Inghilterra si può mangiare bene e senza rovinarsi lo stomaco.
Niente english breakfast ma solo pane tostato con burro e marmellata e un paio di tazze di thè.
La strada è grigia e piuttosto desolata, qua la gente esce piuttosto tardi ed in effetti alle 9 del mattino si ha ancora la sensazione che sia l'alba. Ci fermiamo a lungo su una laguna ad ammirare alcuni uccelli impegnati nelle attività quotidiane di sostentamento.
Non so dire quanti italiani si lascerebbero rapire da un posto del genere, so però che a me piace da morire nonostante l'aria cupa e la confusione. Lo trovo bellissimo nella sua mutevolezza ed in continuo divenire. E dallo sguardo di Andrea capisco che è così anche per lui senza bisogno di parole.
In queste condizioni, con il peso del casco e il vento, il mio collo peggiora nettamente costringendoci a fermarci più volte. Oramai non riesco a sfilarmi il casco senza lacrime di dolore e infilarlo nuovamente è ancora più doloroso. Capisco quindi che non si tratta di un banale torcicollo ma di una vera e propria ernia cervicale, cosa che mi viene poi confermata dalle fitte dolorosissime che man mano che procediamo mi fanno chiudere gli occhi fino quasi a svenire. Non sono in grado di girare la testa nè a destra nè a sinistra e questo mi obbliga ad una posizione scomoda e poco vigile. Per la prima volta mi sento una zavorra vera perchè non riesco a partecipare al viaggio e non mi sento parte dell'equipaggio ma solo un inutile peso.
Quando arriviamo verso le 18 alla guest house prenotata giorni prima sono esausta. Ho con me il Voltaren e diversi analgesici, ho le vertigini e con Andrea vagliamo anche l'ipotesi di un rientro in aereo. Ma non voglio rinunciare a questo punto del viaggio, siamo alla fine e sarebbe terribile per me dover lasciare solo il mio compagno proprio ora che c'è da rientrare. Intanto ce ne stiamo fermi a Bath per due giorni, poi si vedrà. Sicuramente cercheremo di dividere il rientro in più tappe così da non tirare troppo, sempre ammesso che dopodomani io riesca a infilarmi il casco.
Bath è una meraviglia di tranquillità e di architettura. E ce la godiamo con una luce fantastica, con i palazzi bianchi sullo sfondo di un magnifico cielo turchese. Grazie al Voltaren e al calore del sole il mio collo durante il giorno sembra migliorare, la notte invece stare sdraiata è una penitenza e una veglia di dolore.
E tutto sommato il rientro è abbastanza quieto. Di nuovo ferry e non eurotunnel perchè le quotazioni del giorno danno il primo alla metà del prezzo del secondo; per la prima volta ammiriamo le Bianche Scogliere di Dover sullo sfondo di un cielo turchese: sono bianche come il latte, davvero belle!
Facciamo tappa ad Arras, ad un centinaio di chilometri da Calais.
Peccato che durante l'ultima sera a Piacenza, proprio mentre stiamo per gustarci un'ottima pinsa, arriva la telefonata in cui il papà di Andrea vuota il sacco e ci rivela che qualche notte prima i ladri sono entrati in casa nostra: difficile capire per telefono cosa abbiano preso, tuttavia sembrerebbe essere stato un furto non di professionisti, forse di zingari. Peccato che per entrare abbiano fatto non pochi danni: due doppi vetri rotti, una zanzariera ed una porta finestra fuori uso.
E' chiaro che l'umore cambia repentinamente e la gioia del viaggio lascia il posto ad una inquietudine profonda e incredibilmente stonata. Mi sforzo di sembrare poco preoccupata per aiutare Andrea a non perdere la concentrazione, soprattutto quando ci tocca affrontare una terribile coda all'altezza di Bologna, dove non vi è neppure la corsia di emergenza a consentire alle moto di non restare intrappolate nell'esodo rovente.
All'inquietudine dei ladri, due giorni dopo il rientro si aggiunge l'incubo di un nuovo terremoto che ci sveglia di soprassalto nel cuore della notte... Così ci è voluta qualche settimana per tornare a rivivere questo bel viaggio e cominciare a ruminarlo e a scrivere questo report...