Il biglietto aereo è per Dubai, metropoli moderna e all'avanguardia, ottima base di partenza per l'Oman e città dove si può facilmente noleggiare una motocicletta. Grazie all'amico Luciano (Brag) abbiamo dei contatti con i Dubai Riders, che da subito si mettono a nostra completa disposizione e ci danno una mano a pianificare il viaggio nel modo migliore.
I giorni a disposizione per girare in moto sono otto, tolti quelli dei trasferimenti aerei: non sono tanti, ma riusciamo a costruire un itinerario abbastanza variegato, che spazia dal mare alla montagna, dalle città ai piccoli villaggi costruiti col fango.
Prenotiamo tutti gli alberghi con un certo anticipo: due notti a Dubai, due a Nizwa, altre due a Muscat, capitale dell'Oman, e poi due notti a Ras Al Khaiman e l'ultima di nuovo a Dubai. Troviamo ottime sistemazioni e, grazie ad Internet e all'anticipo con cui fissiamo le stanze, riusciamo a spuntare prezzi più che ragionevoli.
Inizialmente siamo in tre: Andrea (Frush), Giovanni (Bazu) ed io (Miciamoto), trio collaudato da numerosi viaggi e da una bella amicizia ormai datata. Poi si aggiunge Luciano, colui che ci ha messo in testa questa amena destinazione non ancora di moda tra motociclisti, con il quale fino ad ora abbiamo condiviso solo gite giornaliere, qualche raduno e tante risate. Siamo un bel quartetto, di quelli ben assortiti e che non riservano incognite e brutte sorprese.
Man mano che si avvicina il 21 dicembre, data della partenza, il buonumore cresce. I viaggi in moto invernali hanno un gusto speciale, sono come dei meravigliosi regali da prendere al volo per scaldarsi nelle giornate piovose e fredde che verranno. E questo è ancora più speciale perchè da subito ha il sapore di una piccola gioiosa avventura.
Tre giorni prima della partenza il primo inconveniente: ho l'influenza. Il naso è chiuso e gonfio, la testa fa male come se fosse stata passata in una centrifuga, spesso ho i brividi e starnutisco a più non posso. Pazienza, in fondo vado in posti caldi e dunque posso solo migliorare. Faccio una buona scorta di tachipirina e di fazzolettini di carta e via!
A differenza degli altri viaggi extraeuropei sia Andrea che io non abbiamo ansia, anzi siamo perfettamente tranquilli, probabilmente grazie anche al fatto che stavolta non partiamo soli.
E arriva il fatidico 21 dicembre. Con Bazu ci vediamo all'aeroporto, mentre Brag è già a destinazione da un paio di giorni, con i Dubai Riders che gli fanno scoprire i posti più belli della loro festosa città.
Arriviamo nel cuore della notte e facciamo l'alba all'aeroporto a causa dello smarrimento del bagaglio che doveva trovare posto sul portapacchi della moto. Nonostante questo inconveniente, l'umore resta alto e, dopo appena quattro ore di sonno, saliamo sulla nostra cavalcatura, una BMW F800 GS con gomme tassellate e bauletti laterali in alluminio, e ci dedichiamo alla scoperta di Dubai seguendo Brag che oramai è diventato esperto di questa città.
Percorrere le immense strade di Dubai in moto è un'esperienza esaltante. Ci sono circa 22 gradi ed il cielo è piuttosto nuvoloso, cosa che con Bazu (alias Bagnato Zuppo) è normale anche a queste latitudini! Ci rechiamo dapprima a vedere la famosa "vela" o Burj al-Arab, edificio simbolo di Dubai, e poi al Dubai Mall (il centro commerciale più grande del mondo con circa 1200 negozi e numerose attrazioni), non prima però di aver attraversato il cuore della città in moto, viaggiando spensierati tra grattacieli altissimi e super tecnologici. Mi aspettavo una città più pacchiana e opaca, invece tutto è ordinato, moderno, armonioso e godibile. Il Burj Khalifa, l'edificio più alto del mondo, sfiora le nuvole con i suoi 828 metri!
Per fortuna la valigia che si è smarrita non è quella con i caschi e le attrezzature della moto. Dovremo però fare a meno di tutto il vestiario, del beauty, della moka elettrica e di parecchie altre comodità. Rimpiango di non aver fatto il viaggio in aereo con indosso i jeans, prediligendo pantaloni più morbidi e leggeri, perchè so bene che questo significherà "bolle" sul culetto!
Quando torniamo in albergo e Brag ci dice che ha provato tutto il tempo a contattare il call center senza però ricevere alcuna risposta, capiamo che non possiamo indugiare oltre e così il nostro viaggio in moto ha veramente inizio. Senza valigia. Saleh si occuperà di ritirarla in albergo non appena arriverà, visto che l'hotel non accetta bagagli in deposito.
La giornata è magnifica, il cielo è tornato turchese ed il sole è caldo. Le strade degli Emirati Arabi Uniti che percorriamo usciti da Dubai sono tenute perfettamente ma un pò noiose a causa dei lunghi rettilinei e del traffico che impone velocità elevate ed attenzione. Ai margini della strada c'è il deserto e vediamo numerosissimi cammelli, soprattutto quando passiamo davanti al circuito dove fanno le famose corse di cammelli, attrazione che mi sarebbe piaciuto vedere se avessimo avuto più tempo. Impossibile fermarsi a scattare foto, c'è un gran traffico e accostare sarebbe molto azzardato.
Dopo circa un'oretta di rettilineo veloce ci concediamo una divagazione imboccando la sinuosa strada che conduce al Jabel Hafeet, una montagna di roccia calcarea alta 1240 metri da cui si gode una magnifica vista sulla desertica pianura sottostante. La strada è lunga 12 chilometri e va percorsa sia in salita che in discesa. Qui ci concediamo un veloce pranzo nello squallido ma caratteristico bar situato on the top.
Siamo molto attenti ad ogni particolare, più per curiosità che per altro.
Notiamo inoltre che anche noi destiamo una certa curiosità tra la gente, soprattutto perchè siamo in moto. Le donne mi fissano spesso con insistenza, sembra che stiano passando allo scanner ogni particolare della mia figura.
Varcato l'ultimo controllo di confine, ci accoglie un grosso cartello con sopra scritto "Peace be with you", splendido messaggio augurale per noi ed il nostro viaggio. Poi scende la sera, lungo le veloci strade omanite rallentate dal traffico e da lunghi tratti di lavori in corso.
L'indomani Frush ed io usciamo prima degli altri per cercare un dolcino per la colazione. Preliminare al pasto è un prelievo di contante, che però non riusciamo a fare dagli ATM della Banca Islamica. Così entriamo nel bellissimo palazzo che la ospita, privo di entrata di sicurezza e dove numerosi uomini dai modi gentili e dall'abito immacolato stanno agli sportelli privi di fila. Ci spiegano che i nostri bancomat non funzionano con gli ATM delle banche islamiche e ci invitano a prendere un tè od un caffè insieme a loro. Alla fine riusciremo a cambiare presso il Money Change situato al Centro Commerciale Lulù, parecchio diffuso in Oman, dove ci attrezziamo anche di una scheda telefonica omanita per chiamare casa low cost.
Fatte le varie commissioni, siamo pronti per affrontare l'itinerario di oggi, che prevede un giro in quota tra le montagne intorno a Nizwa. Percorriamo dapprima la favolosa strada panoramica di Hatt, che attraversa i monti Hajar occidentali. Non facciamo l'itinerario circolare in quanto sappiamo che la ripidissima discesa è sterrata, però ci concediamo foto polverose on the top.
Così l'indomani, verso le 10 siamo nella capitale omanita, distante da Nizwa circa 200 chilometri. Lasciamo i bagagli alla reception dell'hotel e ci dedichiamo subito alla visita della Grande Moschea, aperta ai turisti solo dalle 8 alle 11. Che dire? L'imponente moschea mi lascia letteralmente senza fiato, aivoglia il Bazu a dire che questi edifici sotto tutti uguali, per me hanno una grazia ed una raffinatezza incantevoli. Non avendo dietro lo scialle mi copro i capelli con il buff e per foruna nessuno fa obiezioni all'ingresso. Visitiamo la moschea a piedi scalzi. Al suo interno vi è un immenso tappeto persiano che misura 70 per 60 metri (il più grande del mondo, fabbricato in quattro anni con il lavoro di oltre 600 tessitrici) e le volte sono finemente decorate da affreschi e mosaici. Ma l'esterno, per quanto essenziale, attrae la mia attenzione più dell'interno, per le bellissime aiuole e le fioriture colorate. Sarei voluta restare più a lungo, dedicando alle foto più tempo e più attenzione, ma si è fatta rapidissimamente l'ora della preghiera e dunque dobbiamo andar via.
Una rapida inversione ad U ci porta da Costa, nota catena di caffè, dove ci concediamo una pausa gustosa. Il Micio, non trovando quello per i gents, fa pipì nel bagno delle donne, realizzando solo a posteriori che questo in un paese conservatore e mussulmano come l'Oman potrebbe avere gravi conseguenze.
Rifocillati, ci dedichiamo alla visita della Città Vecchia, e facciamo una piacevole passeggiata a piedi tra le strade piene di palazzi, fiori e panorami marini sull'antica fortezza e la torre di guardia. Qui hanno sede l'imponente palazzo del sultano, le cui foto abbondano lungo le vie della capitale omanita, e il "diwan"alias il luogo riservato all'amministrazione ed alle udienze.
L'indomani alle 8 siamo in sella per la gita al celeberrimo Wadi Tiwi.
Usciti da Muscat, ci concediamo una divagazione di una ventina di chilometri lungo una stradina che ci regala scorci molto suggestivi sul mare e su alcuni tipici villaggi omaniti. Purtroppo impieghiamo poco a capire che è una strada senza uscita e che se vogliamo raggiungere il Wadi Tiwi l'unica strada percorribile è la veloce highway costiera. Le mappe del navigatore non coprono l'Oman e dunque utilizziamo delle mappe non ufficiali scaricate da Internet che sono piuttosto approssimative, soprattutto in questo tratto di strada, non consentendoci di calcolare in maniera chiara le distanze da percorrere.
L'indomani ci attende un tappone di circa 500 chilometri fino a Ras Al Khaimah, di nuovo negli Emirati. Da qui il giorno successivo visitiamo la Musandam Peninsula, dopo aver oltrepassato di nuovo la frontiera omanita ripagando il visto. Nonostante la penisola sia molto bella, ci sono tanti cantieri, la maggior parte dei quali per la costruzione di resort di lusso che renderanno appannaggio di pochi eletti i panorami più suggestivi sul mare. Veniamo fermati da alcuni poliziotti per un controllo proprio all'imbocco della bellissima strada costiera Tibat - Khasab, che offre vedute spettacolari sullo Stretto di Hormuz. Le soste fotografiche sono frequenti, così il gruppo si sfalda. Ci ritroviamo alla fine della strada, davanti ad un'agenzia dove prenotiamo una gita in barca di quattro ore per vedere i delfini e la Telegraph Island.
Che Bazu non ami molto le gite in barca e che Brag non sia un tipo da meditazioni oceaniche lo sapevo già, però l'accanimento del nostro capitano di vascello nel rincorrere un branco di poveri delfini che "devono pur uscire a respirare" e il puzzo del gasolio, per loro sono davvero troppo. Il risultato è una radiocronaca della gita in chiave ironica e delirante. Nel tratto finale invece ci divertiamo ad osservare i contrabbandieri che, a tutto gas, ci sfilano davanti con le loro piccole imbarcazioni cariche di ogni tipo di merce. Scambiano con l'Iran soprattutto capre e sigarette, ed hanno un aspetto davvero poco rassicurante.
Rientrati in hotel ci regaliamo una luculliana cena da Caesar's. Stasera si fanno le cose in grande perchè di fatto si può dire che è la nostra ultima sera. Oramai il viaggio è finito, la giornata di domani a Dubai è solo una sosta tecnica.
L'ultima giornata negli Emirati la dedichiamo ad andare a naso. Siamo talmenti vicini a Dubai che qualche divagazione per passare il tempo ci può solo stare bene, e così ci imbattiamo prima nel deserto, poi in un gigantesco relitto di aereo, poi in delle zone paludose piene di volatili, infine in una spiaggia strapiena di conchiglie alcune delle quali le porterò in Italia con me.
Dopo una passeggiata nel quartiere di Deira, dove si trova il nostro hotel, riprendiamo le moto per andare a cena con Saleh ed i Dubai Riders. La serata è piacevole e, giocando d'anticipo, riusciamo a pagare noi la cena.
Recuperiamo la valigia smarrita solo a fine serata, dopo aver lasciato le moto nel cortile della casa di Saleh, che ci riaccompagna in auto all'albergo.
Salutiamo anche Luciano, che partirà all'alba per imbarcarsi ad Abu Dhabi. Poi quattro ore di sonno e il volo con scalo ad Istanbul. Alle 18 siamo a Roma e alle 22 a casa a Pescara, cotti e felici per quest'altra bellissima esperienza su due ruote. Abbiamo lasciato i nostri compagni di viaggio da poche ore ma già ci mancano.