E’ il primo sabato di primavera dopo un inverno lungo e piovoso… Così alle 7 siamo già in piedi ad annusare l’aria, appoggiato alla porta uno zaino pronto dalla sera prima, il corredo fotografico in bella vista… Minnie già in assetto da gita in due, appena risvegliatasi dal letargo invernale, l’assicurazione fresca ed il serbatoio pieno…
L’obiettivo è un giro sui Sibillini, a salutare l’altopiano di Castelluccio che si sveglia.
Inforchiamo l’A14 a Città Sant’Angelo dopo qualche chilometro di lungomare: gente che fa jogging, qualche cane che corre felice sulla spiaggia, un piccolo peschereccio che attracca nei pressi di due bancarelle di pescivendoli con gli avventori in attesa… Non c’è un filo di vento, il cielo è velato e il panorama appare sbiadito ma comunque bello… C’è profumo di mare e di iodio.
Perfino l’autostrada ci regala scorci suggestivi. Ad un certo punto la catena del Gran Sasso fa capolino, completamente imbiancata: sembra chiamarci ma oggi no, oggi abbiamo da salutare altri monti, altre strade, altri luoghi del cuore.
In lontananza si vede il mare e nell’aria frizzante il mio sguardo incrocia il volo di un airone. Ci sono parecchi stagni lungo questo tratto di autostrada ed ognuno è abitato da uccelli acquatici. Sugli alberi si scorgono i tipici grossi nidi intrecciati sui rami. Poi i rapaci, da soli o in coppia, a riportare lo sguardo sulla Bella Addormentata. Un ultimo invito e un ultimo saluto.
Un cartello verde e bianco ci informa che stiamo uscendo dall’Abruzzo per entrare nelle Marche e, circa un chilometro dopo, abbandoniamo l’autostrada a San Benedetto e ci infiliamo sulla veloce superstrada.
La nostra prima sosta è ad Acquasanta Terme per il solito caffè nel solito bar. Un pezzo di pizza alle cipolle e qualche dolcino acquistato al forno del borgo trovano posto nei capaci bauli di Minnie.
Poi, ad andatura lenta, seguiamo il corso del fiume Tronto, che a tratti ci regala stupefacenti cartoline, ricco d’acqua e impetuoso più che mai tra le rocce rossastre.
Arriviamo al bivio per Forca di Presta: totale assenza di vento, l’aria è calda e un po’ sbiadita e così rimane fintanto che –superati i bellissimi paesini di pietra che caratterizzano la strada che sale- non incontriamo la prima neve.
Ecco i Sibillini: maestosi e ancora completamente imbiancati si svelano al nostro sguardo e ci rubano i pensieri. Quando davanti ti trovi spettacoli come questi non riesci a pensare a nient’altro che al momento che stai vivendo, parte integrante di un insieme suggestivo ed armonioso.
Già da parecchi chilometri ho la macchina fotografica al collo e le soste si fanno sempre più frequenti e più lente: non solo per immortalare questi paesaggi, ma per annusare l’aria e contemplare lo spettacolo che abbiamo di fronte. Poi, dietro ad un’ultima curva, si svela l’altopiano di Castelluccio, che sembra un immenso mare agitato. C’è un silenzio quasi irreale, a parte noi sembra non esserci nessuno. In realtà guardando col binocolo ci accorgiamo di numerose persone che praticano sci alpinismo. Poi passa un’altra moto, un paio di auto ci sorpassano anche loro ad andatura lenta. E’ bello essere qui.
Arriviamo al bivio ma invece di salire a Castelluccio ci dirigiamo nella direzione opposta. Infatti ho ben impresso nella mente un weekend di fine marzo di qualche anno fa su queste stesse strade, allora il disgelo aveva creato laghi in cui si specchiavano le montagne… Chissà che anche stavolta per i nostri occhi non ci sia qualche immagine insolita!
Ci fermiamo in prossimità di alcuni rotoloni di fieno sul Pian Grande: è arrivato il momento di assaggiare la pizza di cipolle comprata ad Acquasanta e di togliersi uno strato di vestiario.
Quando riprendiamo la strada ecco i primi laghetti: c’è un leggero venticello che agita l’acqua e un pastore con la jeep che guida una mandria di mucche in zone più asciutte. Fermiamo Minnie lungo la strada e ci dirigiamo tra i laghi: ennesimo collaudo di impermeabilità per gli stivaletti della moto, susseguirsi di scatti per la mia Nikon. Man mano che camminiamo ci si svela un paesaggio incredibile: l’altopiano è punteggiato di laghetti che riflettono le montagne ed erba fresca spunta dall’acqua, insieme ai primi crochi di un rosa intenso. Camminiamo a lungo nell’acqua, felici e spensierati. Da lontano ci godiamo lo spettacolo di Minnie attorniata dalla mandria di mucche incontrata poco prima.
L’ora del caffè è passata da un pezzo quando ci decidiamo a fare dietro front per dirigerci verso il paese: la piazza è accesa dal sole, c’è uno spesso muro di neve sporca che inibisce il panorama sul Pian Perduto. Ci sono 7-8 moto parcheggiate davanti al bar ristoro, diversi esemplari di pastore abruzzese sdraiati in terra a prendere il sole… E ci siamo noi, felici, che dopo un buon caffè camminiamo ancora alla ricerca di cartoline del Pian Perduto innevato.
Rientriamo a casa verso le 18, cotti di sole e di vento, con qualche centinaio di foto da mettere in ordine ed una grande pace nel cuore. E’ stata davvero una bella giornata… anche se la primavera forse non è ancora arrivata!
L’obiettivo è un giro sui Sibillini, a salutare l’altopiano di Castelluccio che si sveglia.
Inforchiamo l’A14 a Città Sant’Angelo dopo qualche chilometro di lungomare: gente che fa jogging, qualche cane che corre felice sulla spiaggia, un piccolo peschereccio che attracca nei pressi di due bancarelle di pescivendoli con gli avventori in attesa… Non c’è un filo di vento, il cielo è velato e il panorama appare sbiadito ma comunque bello… C’è profumo di mare e di iodio.
Perfino l’autostrada ci regala scorci suggestivi. Ad un certo punto la catena del Gran Sasso fa capolino, completamente imbiancata: sembra chiamarci ma oggi no, oggi abbiamo da salutare altri monti, altre strade, altri luoghi del cuore.
In lontananza si vede il mare e nell’aria frizzante il mio sguardo incrocia il volo di un airone. Ci sono parecchi stagni lungo questo tratto di autostrada ed ognuno è abitato da uccelli acquatici. Sugli alberi si scorgono i tipici grossi nidi intrecciati sui rami. Poi i rapaci, da soli o in coppia, a riportare lo sguardo sulla Bella Addormentata. Un ultimo invito e un ultimo saluto.
Un cartello verde e bianco ci informa che stiamo uscendo dall’Abruzzo per entrare nelle Marche e, circa un chilometro dopo, abbandoniamo l’autostrada a San Benedetto e ci infiliamo sulla veloce superstrada.
La nostra prima sosta è ad Acquasanta Terme per il solito caffè nel solito bar. Un pezzo di pizza alle cipolle e qualche dolcino acquistato al forno del borgo trovano posto nei capaci bauli di Minnie.
Poi, ad andatura lenta, seguiamo il corso del fiume Tronto, che a tratti ci regala stupefacenti cartoline, ricco d’acqua e impetuoso più che mai tra le rocce rossastre.
Arriviamo al bivio per Forca di Presta: totale assenza di vento, l’aria è calda e un po’ sbiadita e così rimane fintanto che –superati i bellissimi paesini di pietra che caratterizzano la strada che sale- non incontriamo la prima neve.
Ecco i Sibillini: maestosi e ancora completamente imbiancati si svelano al nostro sguardo e ci rubano i pensieri. Quando davanti ti trovi spettacoli come questi non riesci a pensare a nient’altro che al momento che stai vivendo, parte integrante di un insieme suggestivo ed armonioso.
Già da parecchi chilometri ho la macchina fotografica al collo e le soste si fanno sempre più frequenti e più lente: non solo per immortalare questi paesaggi, ma per annusare l’aria e contemplare lo spettacolo che abbiamo di fronte. Poi, dietro ad un’ultima curva, si svela l’altopiano di Castelluccio, che sembra un immenso mare agitato. C’è un silenzio quasi irreale, a parte noi sembra non esserci nessuno. In realtà guardando col binocolo ci accorgiamo di numerose persone che praticano sci alpinismo. Poi passa un’altra moto, un paio di auto ci sorpassano anche loro ad andatura lenta. E’ bello essere qui.
Arriviamo al bivio ma invece di salire a Castelluccio ci dirigiamo nella direzione opposta. Infatti ho ben impresso nella mente un weekend di fine marzo di qualche anno fa su queste stesse strade, allora il disgelo aveva creato laghi in cui si specchiavano le montagne… Chissà che anche stavolta per i nostri occhi non ci sia qualche immagine insolita!
Ci fermiamo in prossimità di alcuni rotoloni di fieno sul Pian Grande: è arrivato il momento di assaggiare la pizza di cipolle comprata ad Acquasanta e di togliersi uno strato di vestiario.
Quando riprendiamo la strada ecco i primi laghetti: c’è un leggero venticello che agita l’acqua e un pastore con la jeep che guida una mandria di mucche in zone più asciutte. Fermiamo Minnie lungo la strada e ci dirigiamo tra i laghi: ennesimo collaudo di impermeabilità per gli stivaletti della moto, susseguirsi di scatti per la mia Nikon. Man mano che camminiamo ci si svela un paesaggio incredibile: l’altopiano è punteggiato di laghetti che riflettono le montagne ed erba fresca spunta dall’acqua, insieme ai primi crochi di un rosa intenso. Camminiamo a lungo nell’acqua, felici e spensierati. Da lontano ci godiamo lo spettacolo di Minnie attorniata dalla mandria di mucche incontrata poco prima.
L’ora del caffè è passata da un pezzo quando ci decidiamo a fare dietro front per dirigerci verso il paese: la piazza è accesa dal sole, c’è uno spesso muro di neve sporca che inibisce il panorama sul Pian Perduto. Ci sono 7-8 moto parcheggiate davanti al bar ristoro, diversi esemplari di pastore abruzzese sdraiati in terra a prendere il sole… E ci siamo noi, felici, che dopo un buon caffè camminiamo ancora alla ricerca di cartoline del Pian Perduto innevato.
Rientriamo a casa verso le 18, cotti di sole e di vento, con qualche centinaio di foto da mettere in ordine ed una grande pace nel cuore. E’ stata davvero una bella giornata… anche se la primavera forse non è ancora arrivata!